Durante l'accoglienza dei nuovi operatori volontari di Leva Civica Lombarda Volontaria cofinanziata presso la sede di Monza, svoltasi il 15 ottobre 2024, abbiamo ascoltato anche le voci di Dominique e Alessandro. I due ragazzi saranno impegnati nell'associazione di primo soccorso SOS Canzo. Prosegue così, con questa nuova sesta puntata, la serie di piccoli documentari che Associazione Mosaico propone a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi dai 18 e 28 anni. Potete vederla cliccando su queste parole., sul Mosaico Tv, il canale YouTube di Associazione Mosaico APS.
Nel secondo incontro con gli operatori volontari che hanno scelto di partecipare ai progetti di Leva Civica Lombarda Volontaria cofinanziata, Elisa e Arianna raccontano le loro speranze e aspettative per la nuova esperienza. Un piccolo documentario che Associazione Mosaico propone a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi dai 18 e 28 anni. Potete vederlo cliccando su queste parole., sul Mosaico Tv, il canale YouTube di Associazione Mosaico APS.
Poter sperimentare l'attività lavorativa che si vuole svolgere in futuro, o scoprire le proprie attitudini e individuare con maggiore chiarezza la propria strada. Le motivazioni che spingono i giovani e le giovani a intraprendere il percorso di Leva civica possono essere diverse.
Ascolta le esperienze di Giulia (operatrice volontaria al Cesvi di Bergamo) e Andrea (operatore volontario al Centro studi Teorema di Romano di Lombardia) su YouTube cliccando qui
"Ho trovato un ambiente bello, dove si respira un senso di famiglia". Veronica ha appena terminato l'esperienza di Leva civica cofinanziata nella cooperativa Itaca, a Calcio. E, tra gli aspetti più positivi di questo percorso mette in primo piano il contatto con i ragazzi seguiti al centro e le colleghe con cui si è trovata a operare.
Il contratto
Di certo, anche lei ha colpito positivamente: alla fine della sua esperienza di operatrice volontaria, le è stato offerto un contratto di sei mesi. Una proposta che ha accolto con entusiasmo, soprattutto perché "ho trovato un bel clima, mi sono trovata bene sia con i colleghi che con i ragazzi". Racconta con gioia le attività che si svolgeva durante la Leva civica a Itaca: "Facevo un po' di tutto: compagnia ai ragazzi, i laboratori, psicomotricità, cineforum, li imboccavo a tavola".
La scelta "mirata"
Il progetto di Leva civica a Itaca è stata "una scelta mirata", per una giovane che ha una propensione particolare verso il prossimo: "Facevo già volontariato a Grumello", ricorda. Ora sta anche valutando di frequentare dei corsi per specializzarsi. Intanto, spiega, grazie anche alla Leva civica "ho trovato la mia strada". E non ha dubbi sul perché consiglierebbe a un suo coetaneo di fare questo tipo di esperienza: "Per il senso di famiglia, per fare del bene e far star bene gli altri".
Veronica Spreafico, operatrice volontaria di Leva civica cofinanziata presso la Cooperativa Itaca di Calcio
Giulia non ha ancora 26 anni ma, grazie alla Leva civica, ha potuto sperimentare cosa significa lavorare durante un evento di grande rilievo culturale. Il suo servizio si è svolto infatti a Schilpario, sia in biblioteca che al museo Etnografico. Qui, durante i mesi di attività di Giulia, è stata ospitata una delle mostre spin-off di “Vette di luce”, promossa da Accademia Carrara in collaborazione con Club alpino italiano.
"Acquisite nuove competenze"
Quasi un mese di impegno “che ci ha fatto sentire fieri di appartenere al paese”, ha affermato Giulia con un sorriso, senza alcun accenno di stanchezza, nonostante insieme a una collega fosse impegnata anche nell'attività di gestione della biblioteca e di un'altra mostra allestita in aula consiliare. Anzi, la giovane ha manifestato soddisfazione per aver potuto essere in prima linea durante questa importante attività. Grazie alla Leva civica ha "acquisito nuove competenze". E se in futuro ci fossero concorsi per un lavoro simile "coglierei l'opportunità, ma come dipendente: ho visto quanto sia impegnativo e faticoso ricoprire il ruolo di responsabile, le persone non lo immaginano neanche, anche solo sul fronte della collaborazione con i diversi enti". Insomma, più che nel ruolo organizzativo, Giulia si vede come donna del “fare”.
Il ringraziamento dei ragazzi
Tra le attività più belle, ci sono stati i venerdì insieme ai ragazzi del centro diurno disabili. Gli stessi che, saputo che stava per concludersi la sua Leva civica, le hanno regalato un cactus in un vasetto dipinto da loro. Accompagnato dal biglietto in carta riciclata che hanno realizzato a mano, scrivendole: "Ti ringraziamo per averci fatto compagnia". E, a seguire, le loro firme. Un pensiero difficilmente dimenticabile.
Giulia Girardi, operatrice volontaria di Leva civica a Schilpario
Il progetto di Leva civica, a supporto dei minori, è stato scelto da Federico non per “spenderlo” come esperienza lavorativa in futuro ma “perché pensavo che mi potesse servire soprattutto come crescita personale”. Il giovane studia teologia all’università, e ritiene che questa esperienza – che sta volgendo al termine – sia stata “un po’ complementare”. Nel valutarla “migliore” delle aspettative, ha elencato alcuni degli aspetti positivi riscontrati: “Le relazioni, la conoscenza dell’Ente, la crescita personale e professionale”. Nel dettaglio, Federico è stato impegnato nel settore dei Servizi sociali del Comune di San Pellegrino, con “bambini e ragazzi, ero a supporto di un educatore all’interno delle famiglie. Quindi aiutavo i giovanissimi a fare i compiti o svolgevo con loro le attività indicate dall’educatore come, ad esempio, le uscite al parco”. Alcune ore era invece impegnato con tre anziani: li aiutava nel fare la spesa, gli portava le medicine, oppure più semplicemente passava il tempo con loro accompagnandoli durante le passeggiate. E, al di là delle competenze pratiche acquisite, Federico mette l’accento proprio sul grande dono che si porta via dopo questa esperienza: “L’aspetto relazionale, con tutti, perché ogni relazione è a sé e ti dà qualcosa”.
Lo studente consiglierebbe ai coetanei di seguire il suo esempio e fare questa esperienza di Leva civica, non escludendo tra l’altro di poter – lui stesso – replicare con il Servizio civile: “Tengo aperta questa possibilità, ma dipende dalle scelte che farò in seguito”. E sempre guardando verso il suo domani, ha aggiunto: “Questa esperienza mi ha chiarito meglio le idee per il futuro. E mi ha permesso di approfondire parti di me, e di vedermi con maggiore chiarezza".
Federico Grataroli, operatore volontario di Leva civica a San Pellegrino Terme
Una valida opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro, usufruendo di una situazione "protetta". Rhayssa Martins ha appena concluso l'esperienza di Leva civica nell'ufficio Edilizia privata e urbanistica del Comune di Busnago. Un percorso intrapreso appena dopo la fine della scuola superiore, durante il primo anno di studi univeritari in Beni culturali. Grazie all'organizzazione degli orari, "potevo dedicarmi anche allo studio, adesso mi concentrerò esclusivamente su quello", ha affermato.
Lei è una persona timida, e questo impegno le ha permesso di sfidarsi e superarsi "nell'interazione con le persone estranee". Ma ha potuto imparare tanto anche "nella parte amministrativa, su come opera la pubblica amministrazione". Rhayssa ha messo l'accento sull'accoglienza che ha trovato nell'ambiente di lavoro, dove "se chiedevo qualcosa erano sempre disponibili, e i dipendenti erano anche simpatici". E ha aggiunto: "C'è stata molta disponibilità, sia dall'ente in cui ho svolto la Leva civica, che da Associazione Mosaico". Concludendo ringraziando "per questa bellissima opportunità ed esperienza che mi porterò molto cara nella mia vita".
Rhayssa Martins, operatrice volontaria di Leva civica nel Comune di Busnago (MB)
I progetti con i bimbi degli asili e gli alunni delle elementari. Gli ordini dei nuovi libri. La gestione degli utenti. Il racconto di Demis, al termine del suo anno di Leva civica nella biblioteca di Valgoglio, sfata l’immagine del bibliotecario impegnato solo tra gli scaffali. Le parole dell’insegnante 27enne, che ha proseguito nella sua attività lavorativa anche durante il servizio, sono piene di entusiasmo. Lui ha scelto di fare un percorso di Leva civica “perché mi dà punteggio in graduatoria a scuola”, ma anche perché “mi ispirava un impegno sempre nell’ambito culturale” come è quello in biblioteca. Una scelta che, per lui, è stata più che positiva: “Mi sono trovato benissimo – ha rimarcato – anche perché potevo autogestirmi”. Quindici le ore di servizio settimanali previste, un impegno che gli ha permesso anche di continuare a insegnare: “La biblioteca era aperta solo nel pomeriggio, e dal Comune sono stati molto disponibili: se avevo Consiglio di classe un pomeriggio recuperavo le ore durante le altre giornate”. Quando non c’era l’insegnante-operatore volontario, la biblioteca restava aperta grazie ai volontari. Perché il paese è piccolo, ed essendo la biblioteca una risorsa culturale importante serve l’aiuto di tutti, per permettere agli abitanti, anche i più giovani, di usufruire di questo servizio. E tra i più giovani, ci sono proprio i bimbi dell’asilo, protagonisti di una delle attività più “coinvolgenti” per gli operatori volontari. Come ricorda Demis, ancora divertito per “come i bimbi interagivano con te, la loro innocenza, la curiosità di sapere come la storia andava a finire” durante la lettura dei racconti. Non meno bello, quando gli hanno fatto il ritratto e ha visto “come mi hanno rappresentato”. Un’altra attività ha riguardato invece i bambini più grandicelli: gli alunni delle elementari sceglievano un libro e poi facevano la scheda.
E adesso che Demis ha concluso il suo anno di attività? Si cerca un altro operatore volontario per la Leva civica in biblioteca. Non per forza residente a Valgoglio: l’insegnante è di Ardesio, “dista circa 10 minuti”. E consiglierebbe, a chi abita in zone limitrofe, di seguire il suo percorso. Lui ha potuto continuare a insegnare, e lo consiglia anche “a chi ha appena fatto la maturità, per fare esperienza. Permette di imparare un nuovo mestiere, e chi studia può guadagnare qualche soldo per uscire il sabato”. Più in generale, l’insegnante invita gli altri giovani a sfidarsi in un percorso di Leva civica o Servizio civile, che permettono “di affacciarsi in nuove realtà, e provarle per capire se corrispondono alle nostre ambizioni di vita”.
Quindi, chi lo desidera, può candidarsi al bando per la Leva civica in biblioteca a Valgoglio. C’è tempo fino al 25 ottobre (clic qui). L’impegno richiesto? Quindici ore settimanali, per 12 mesi. Tra le attività da svolgere, la partecipazione alle attività culturali promuovendo la lettura anche in ambito scolastico, consigliare i lettori, curare i volumi (giusta etichettatura e collocazione).
Demis Maninetti, operatore volontario in biblioteca a Valgoglio
L’esperienza di Leva civica nell’asilo Fondazione Luogo Pio Grattaroli, a Bariano, ha cambiato la vita di Giorgia. Non solo perché, dopo il servizio, ha ricevuto un contratto di un anno, part time per non interferire con i suoi studi universitari. Ma anche perché, proprio parlando di università, la giovane ha deciso di cambiare completamente rotta: ha lasciato Giurisprudenza per studiare Scienze dell’educazione e della formazione. Obiettivo: “Lavorare con i bimbi”, afferma.
I bambini, ricorda, le sono sempre piaciuti, per questo ha scelto di partecipare al progetto di Leva civica, oltre a fare già da prima l’aiuto allenatrice e impegnarsi nei Cre. L’esperienza nell’asilo di Bariano “è stata bellissima, con degli alti e bassi, ma che mi hanno arricchito tantissimo”. E spiega: “Non tutto è stato facile, però mi portavo a casa qualcosa anche nei giorni più difficili”. Ci sono tanti momenti belli nei suoi ricordi di quest’anno, come “quando siamo andati in gita con il Cre, e abbiamo passato una giornata intera in montagna insieme”. Oppure quando stava con loro nella sala nanna per il riposino, e se qualche bimbo non riusciva a prendere sonno “veniva a cercare le coccole, o mi chiedeva di leggergli una storia”. I piccoli si affidavano, chiedendole di essere guidati nelle attività. “La mia esperienza però non è conclusa, perché continuerò a lavorare presso l’asilo”, spiega.
Insieme alla foto che la ritrae l’ultimo giorno dell’anno scolastico, prima dell’inizio del Cre con i bimbi della classe in cui ha trascorso la maggior parte delle ore, Giorgia ha dedicato un pensiero a Mosaico, ringraziando l’associazione “per questa bellissima e fondamentale opportunità, senza probabilmente non sarei dove sono ora”.
Giorgia Gastoldi, operatrice volontaria all’asilo Fondazione Luogo Pio Grattaroli a Bariano
Dopo un anno di Servizio civile, Bianca non lascia ma “raddoppia” il suo impegno: “Grazie al progetto di Leva Civica Lombarda ho potuto portare avanti il mio progetto per un ulteriore anno”. Il progetto a cui si riferisce è quello all’Auser volontariato di Pisogne. Dove inizia la sua esperienza a maggio 2022, “quando sono stata selezionata per lo svolgimento del Servizio civile universale presso questo ente”. Spiegando poi che si trova ancora lì grazie, appunto, al progetto di Leva civica.
Questa esperienza, racconta, “mi ha dato modo di conoscere in prima persona le necessità degli altri, soprattutto anziani e disabili, e di rendermi disponibile per dare un piccolo contributo alla società”. Ogni tanto, spiega, si lavora anche con i bambini: “Da poco è nato Auser ambiente, che ha avuto modo di organizzare diverse iniziative per far conoscere la natura, dalle piante agli insetti e ai serpenti, ai più piccoli. Alternando lezioni ad attività ludiche”.
Per quanto riguarda il contesto lavorativo, “mi sono subito integrata con i colleghi e i volontari, con cui ho creato un bel rapporto, e l’ambiente in cui lavoro è molto confortevole e luminoso”, oltre a essere vicino alla sua casa. Di cosa si occupa Bianca? “Le mie mansioni riguardano principalmente il lavoro di ufficio”. Ma spesso si trova anche “sul campo”, accompagnando gli anziani o consegnando pasti a domicilio.
Bianca Doneda, operatrice volontaria all’Auser Volontariato di Pisogne
"Volevo fare qualcosa di utile per me e per gli altri". Mentre si appresta a concludere l'esperienza di Leva civica, iniziata dopo aver svolto il Servizio civile, Anton parla dei motivi che l'hanno spinto a intraprendere un percorso che lo ha "arricchito". Per questo, ha voluto invitare gli altri giovani a farlo: "Quando ho concluso il Servizio civile ho raccontato la mia esperienza a un amico, consigliandogli di farlo anche lui. E così è stato".
Sia per il Servizio civile che per la Leva civica, Anton è stato impegnato in biblioteca. Ha deciso di candidarsi la prima volta dopo essere rientrato a casa dalla Svezia, dove stava studiando lingue. "Ho visto la lettera che informava dell'opportunità di svolgere il Servizio civile", ha ricordato parlando della comunicazione inviata dal Comune. Così ha scoperto i progetti di Associazione Mosaico. E ha scelto di provare a partecipare: "Perché arricchisce, sia a livello personale che di curriculum - ha rilevato - Guardando verso il futuro, so che può essere utile anche per possibili sbocchi lavorativi". Come, ad esempio, lavorare in Comune: "È tra i miei obiettivi, ho davvero tanti obiettivi", si racconta.
Attualmente, sta lavorando come guida turistica, mentre conclude la Leva civica in biblioteca. Il primo anno di servizio, come operatore volontario di Servizio civile, è stato sicuramente il più delicato: "Era il periodo post pandemia, quindi c'erano diverse regole anche in biblioteca", e non tutti gli utenti erano felici di questo. Però l'esperienza è andata bene, al punto che Anton ha deciso di replicarla con la Leva civica. Durante questi due anni di impegno "sono migliorato su tanti fronti, ad esempio sono diventato più preciso. Uno degli aspetti in cui mi sono superato grazie a questa esperienza? Sono diventato più gentile e premuroso verso gli altri". Caratteristiche che, sicuramente, Anton già aveva. Infatti, durante il Servizio civile "leggevo le storie ai bimbi, e facevamo i laboratori creativi nel pomeriggio. Anche prima del Servizio civile avevo avuto modo di lavorare con i bambini". Adesso il suo impegno come operatore volontario sta terminando, ma Anton si porta a casa un souvenir prezioso: "Mi ha arricchito come persona".
Anton Balduzzi, operatore volontario di Servizio civile e Leva civica in biblioteca nell'Unione Comuni della Presolana
Adriana ha 19 anni. Studia, e le piace farlo, ingegneria delle tecnologie per la salute. A un certo punto, ha fatto una scelta ben precisa: mettersi in gioco "e fare un primo passo verso il mondo del lavoro", che le ha sempre destato "grandi preoccupazioni". Ha deciso di farlo con un percorso di Leva civica.
Un'esperienza che le ha permesso di imparare, sviluppare le sue potenzialità, superare sé stessa. E le ha fatto, infine, rivolgere questo invito agli altri giovani: “Un’ultima cosa vorrei aggiungere e dire a coloro che sono insicuri come lo ero io – scrive - Mandate quella mail, chiamate quel numero di telefono anche con i battiti cardiaci a mille, perché veramente queste sono esperienze che possono sbloccarvi e farvi scoprire il vostro valore e di cosa siete capaci”.
E non è certo stato sempre tutto facile. Adriana ricorda che il suo pensiero predominante, pensando a quanto c’era fuori dalle scuole superiori, era sempre stato: “Riuscirò a reggere il peso del mondo esterno?”. Ma questi freni si sono sciolti "nel momento in cui si è instaurato in me un profondo sentimento di indipendenza come persona a 360 gradi".
Adriana ha sentito il bisogno di fare un'esperienza che la appagasse "come lo studi e gli esami non sapevano fare". La sua è una famiglia di grandi lavoratori, e lei ha sempre temuto “di non essere abbastanza dedita al lavoro” che doveva svolgere. Temeva anche che alcune mansioni potessero risultarle pesanti, e non voleva doversi svegliare ogni mattina “controvoglia, perché non avrebbe giovato né a me né alle persone che mi sarebbero state intorno”.
Ma, fin da subito, si è resa conto che “queste ansie erano inutili, che la scelta che avevo fatto era la più giusta che potessi fare”. Lei è stata assegnata a un progetto di assistenza alla scuola primaria del suo paese, Brusaporto. Qui, durante l’anno scolastico, aiuta e supporta le insegnanti, mentre in estate affianca gli educatori nell’organizzazione e lo svolgimento del Cre estivo.
Ritiene che questa scelta è stata giusta e la rifarebbe “mille volte”. Perché “amo stare con i bambini e occuparmi di loro, è proprio ciò che più mi dà soddisfazione alla fine della giornata”. Tanti le hanno detto che questo tipo di occupazione sia perfetto per lei, “e ora come ora ne sono più che convinta anche io. Cerco sempre di metterci passione, tanti sorrisi, empatia e pazienza. Non sempre ci riesco, lo ammetto, ma in ogni caso torno sempre a casa con il pensiero che domani è un altro giorno e sicuramente andrà meglio”.
Non vuol dire che stia valutando un cambio di direzione del suo percorso universitario. Ma “ho voluto fare richiesta perché sentivo che andava perfettamente di pari passo con il mio essere, che non è costituito solo dal mio interesse verso le materie scientifiche, ma ha anche una grande componente umanistica e sociale. Voglia di stare con altre persone, e soprattutto con i più piccoli, aiutarli qualora avessero bisogno di aiuto ed essere pronta ad asciugare le loro lacrime anche per i motivi più banali. Sentivo di poter dare un grande contributo e così è stato”.
Da questa esperienza sta imparando “il senso del lavoro e del dovere, del rispetto delle scadenze e delle figure professionali con cui mi rapporto. Mi insegna a fare dei sacrifici talvolta affinché tutto funzioni al meglio. Ho anche sviluppato in certi momenti una sorta di indipendenza che definirei “l’arte dell’arrangiarsi”. Ho imparato a capire che nel mondo del lavoro non sempre saremo costantemente supportati, ognuno ha i propri compiti e anzi supportarsi e collaborare significa anche portare a termine delle mansioni in modo autonomo”.
Momenti di difficoltà? “Ci sono stati, ma li avevo già previsti”. Adriana è molto giovane e “tante dinamiche sono ancora a me sconosciute. Forse qualche volta mi sono sentita anche fin troppo responsabilizzata stando al ruolo che avrei dovuto tenere all’interno del progetto, ma ho comunque preso il tutto come crescita personale”.
Le ultime settimane del Cre a luglio “sono state sicuramente impegnative” per tutto il team. Ma il progetto è stato concluso “bellezza”. Il gruppo, rimarca, era “affiatato. Mi sono trovata molto bene, tant’è che ho iniziato a pensare a tutti i modi per ripetere questa esperienza anche i prossimi anni”.
Adriana Tasca, operatrice volontaria di Leva civica alla scuola primaria di Brusaporto
“Ho partecipato al bando di Associazione Mosaico e, grazie all’esperienza di Leva civica, ho ottenuto il lavoro che cercavo”. Lei è Martina Costanzo, erbese di 26 anni, che sta concludendo la sua esperienza di operatore volontario nell’ufficio anagrafe demografico del Comune di Montorfano. Un impegno particolarmente delicato, in quanto la giovane trattava dati personali, che inseriva nel sistema controllando anche se fossero tutti corretti, come "quando qualcuno doveva fare la carta di identità”. Quindi, la sua attività comportava anche il rapporto con il pubblico. E ancora, ha operato nella “digitalizzazione degli antichi archivi”, che doveva poi registrare nel computer. Un lavoro lungo, ma “sono una persona molto precisa, quindi non mi è pesato”.
Con questa nuova esperienza nel curriculum, adesso Martina Costanzo è davanti a una nuova linea di partenza per il suo futuro. Infatti un’azienda, tramite agenzia, le ha offerto un contratto d’ufficio: si dovrà occupare di data entry. “La Leva civica è stata il mio trampolino di lancio, che mi ha permesso anche di sganciarmi dalla figura di operaia, che è un lavoro che so fare ma non è quello che desideravo”. Proprio mentre guardava su internet le offerte di lavoro, ha scoperto Associazione Mosaico e la possibilità di partecipare ai bandi. Tra questi, ha trovato il progetto che desiderava. La prima volta non è andato in porto, ma non si è arresa e il secondo bando l’ha portata in Comune, dove ha potuto mettere a disposizione della collettività le competenze che già aveva e, al contempo, acquisirne di nuove. E grazie a questo, ha dato una svolta alla sua carriera lavorativa.
LEVA CIVICA – COOPERATIVA IL VOLO (Monticello Brianza – LC)
Dopo la fine delle scuole superiori, mi sono cimentata in una scelta universitaria che mi ispirava, mi attirava: infermieristica.
L’ho sempre pensato e, ora più che mai, so quanto io senta la necessità di voler lavorare a contatto con le persone, perché per me un lavoro deve essere un luogo dove poter mettersi in gioco con gli altri, soprattutto con chi, su questa terra, sente di fare più fatica.
L’ho visto nei volti stanchi dei malati in ospedale e ora lo sto sperimentando con i ragazzi della comunità psichiatrica “Il Volo”.
I loro occhi che mi scrutano in silenzio, fissi, chiedendomi aiuto, chiedendomi un po’ di normalità, di vita, smuovono in me qualcosa di indescrivibile a parole.
Nei loro abbracci spontanei, nei loro sorrisi, mi sento a casa, dove è “tutto un equilibrio sopra la follia”. Stare a contatto con gli altri ci fa capire di più chi siamo noi stessi, stare con i più fragili ci rende fragili. E sentirsi fragili è la sensazione che più mette in difficoltà, perché esprime un po’ l’essenza della persona che si è, di chi sono io, che va oltre al mio aspetto, che va oltre la mia diligenza o “perfezione” tanto cercata.
Ricordo i miei tirocini in ospedale, c’era tanta adrenalina, le ore volavano e ho conosciuto un’infinità di persone, di storie, storie di mamme, papà, nonni, zii, nella mia mente ho ancora impressi volti e sorrisi di chi mi ringraziava ogni volta che mi vedeva, che mi cercava quando aveva bisogno.
Ricordo bene chi ha creduto tanto nelle mie potenzialità e che mi ha preso da parte per cercare di farmi capire che valessi qualcosa.
Uno degli ultimi ricordi che ho, è il momento in cui mi hanno dato il voto dopo il secondo tirocinio. Alla fine di quel tirocinio avevo raggiunto la consapevolezza che ciò che mi rendeva più soddisfatta era la relazione con i pazienti. Ricordo benissimo una donna anziana che, uno degli ultimi giorni, mi chiamò per farmi vedere un album di foto di quando faceva la volontaria in un’associazione per disabili. Non mi chiamò per alzarle il letto, perché la flebo continuava a suonare, o perché aveva suonato il campanello per sbaglio.
Mi aveva chiamato perché voleva condividere la sua vita con qualcuno, perché quando non stai bene, quello che vuoi fare è parlare con qualcuno per stare meglio.
Ero contenta quando venivo cercata per parlare, semplicemente scambiare due chiacchiere, farsi due risate oppure piangere un po’ perché sicuramente stare in un letto d’ospedale non aiuta. Ho sempre cercato di portare la normalità e la bellezza del mondo che, almeno io, fuori da quelle quattro mura, potevo ammirare. Perché a volte non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo fino a che non siamo intrappolati in un luogo che mai speravamo di raggiungere.
Ed è stato vivere realtà come questa, posti che nessuno vorrebbe mai sperimentare, che mi ha fatto riflettere su quanto, chi ci lavora li rende migliori.
Ed è così che le persone iniziano a sentirsi normali anche in luoghi che nessuno vorrebbe diventassero la loro normalità.
Prima in ospedale e poi in comunità, dove sono immersa ora. Un luogo assolutamente terrificante a pensarlo, eppure quando ci sono dentro, è come fossi in Paradiso.
Non è l’inferno, perché per i ragazzi l’inferno è fuori da lì, senza strumenti, senza consapevolezze.
È come se, per vedere il mondo con i giusti occhi, fosse richiesto loro di provare a distaccarsi da esso e guardarsi dentro. Quando sono lì, per me succede la stessa cosa. Mi vedo dentro.
È qui che la relazione con gli altri, quella che avevo lasciato alla signora con l’album, si è concretizzata di nuovo, tutta di botto, in 20 ragazzi e ragazze della mia età.
Solo che loro, la loro vita, non me la spiegano con le foto, ma la mostrano sulla loro pelle, nei loro occhi, nei loro abbracci, nei loro pianti, nei loro messaggi scritti a penna. È tramite loro che poi, con le mie parole, i miei gesti, mi metto a nudo, non ho più filtri, perché non serve più averli.
È dalla loro fragilità, umanità, che mi sento più umana anche io. Tutto questo ha fatto uscire un lato di me che, avendo fatto un anno di Infermieristica, sicuramente stava uscendo, lentamente, ma stava uscendo e prendendo una direzione sbagliata, stava andando sul binario sbagliato. Poi ad un certo punto sono scesa dal treno, anche perché non avevo altra scelta, e sono salita su quello accanto, è passato proprio per caso, e da lì, giorno dopo giorno, ho sentito di star raggiungendo la via giusta per poter esprimere davvero me stessa.
La comunità, la Leva Civica mi ha dato e mi sta dando questo. Non posso essere certa, nessuno di noi potrà mai essere certo di dove arriverà, ma abbiamo la fortuna di poter scegliere, capire ciò che fa per noi, che ci fa sentire bene e che ci fa crescere. Possiamo scegliere soprattutto come non sprecare tempo, se sappiamo che c’è qualcos’altro che ci aspetta. La consapevolezza che è la vita che cambia, che siamo noi che cambiamo nel tempo con essa, ci porta a fare le giuste scelte per noi stessi.
La felicità non si riconduce all’aggiungere, ma a togliere ciò di cui non necessitiamo più e ad accogliere il cambiamento.
Ho bisogno di questa semplicità, di fare ciò che mi piace, che mi fa stare bene. Riconoscere che la fatica deve essere spesa bene, calibrata per qualcosa che davvero mi smuove dentro, che aiuta a guardarmi dentro e sì, esperienza migliore di questa, forse, non poteva capitarmi.
Camilla Ciotti, Operatrice Volontaria di Leva Civica Lombarda Volontaria, presso la Cooperativa Il Volo di Monticello Brianza (LC) per il progetto "Ti accompagno: un progetto di Leva Civica a supporto dei più fragili"
Ciao!
Ho deciso di presentare la domanda per svolgere la Leva Civica alla Cooperativa Fili Intrecciati FA. Nello specifico lavoro presso la comunità - alloggio "Favola", una struttura che prevede l’accoglienza di minori a cui genitori è stato tolto l’affidamento dal Tribunale.
La mia mansione riguarda l’affiancamento della figura educativa nella gestione delle attività quotidiane, esempio cucinare, andare a prendere i ragazzi a scuola, mantenere in ordine la comunità; ma anche quella di essere un sostegno per i minori che purtroppo sentono una mancanza della figura genitoriale.
Fin da subito mi sono sentita accolta e integrata. Questo processo è agevolato dal fatto che sono una persona empatica e socievole, mi piace creare relazioni e ascoltare l’altro.
La scelta di svolgere la Leva Civica in una comunità – alloggio è dovuta al fatto che vorrei applicare i miei studi teorici (sono iscritta alla facoltà di Scienze dell’Educazione all’Università di Bergamo) su un campo pratica e comprendere se questo tipo di lavoro sarà quello che voglio svolgere in futuro.
Siccome ho iniziato da pochi mesi questa mia nuova esperienza, faccio fatica a comprendere se questo sarà il mio lavoro futuro, se devo continuare con gli studi una volta laureata o se devo intraprendere un altro tipo di percorso lavorativo. In poche parole devo ancora capire quale strada intraprendere.
To be continued...
Mara Besana, Operatrice Volontraia di Leva Civica Lombarda Volontaria, in servizio presso la comunità alloggio "Favola" della Cooperativa Fili Intrecciati di Brignano Gera d'Adda (BG)
Ciao, mi chiamo Laura, ho 23 anni, ad ottobre ho iniziato il mio servizio di Leva Civica presso il Comune di Albino nelle Politiche Giovanili che terminerò a fine marzo.
Tale progetto ha previsto che io e Vincenzo, mio compagno di Leva Civica, facessimo parte della gestione delle Politiche Giovanili che ad Albino funzionano tramite un tavolo, una “rete”, tra più enti del territorio. A noi viene richiesto di portare il nostro contributo, in qualità di giovani, appunto, nei progetti che nascono a questo tavolo e nel portare all’esterno, a tutti gli altri ragazzi, le proposte del territorio. Per questo, ogni settimana svolgiamo il nostro servizio presso gli enti del tavolo: ad esempio, presso una scuola paritaria svolgo delle lezioni di supporto per gli alunni, aiuto i ragazzi degli spazi compiti presso gli oratori di Albino, collaboro con un’associazione sportiva per offrire un servizio di ginnastica a ragazzi con disagi psichici. Correlato a questo, mi occupo anche della gestione della comunicazione delle politiche giovanili tramite la pagina Instagram @noi_giovanialbino.
Questa esperienza mi ha formato a livello umano e professionale. Ha permesso di conoscere meglio sia i miei talenti che i miei limiti in più contesti diversi, orientandomi così nel mondo della mia vita personale e del lavoro. Nello specifico, mi ha fornito una buona esperienza nel campo dei Servizi Sociali e della relazione educativa con gli adolescenti che ho integrato con il mio percorso di studi: sono educatrice e presto mi laureerò in Scienze Pedagogiche. In questi sei mesi sono stata sia studente che Operatrice Volontaria e questo ha affinato la mia capacità di gestione e organizzazione del tempo, seppur a costo di alcuni sacrifici. Mi ha insegnato, poi, a gestire dei rapporti professionali con più responsabili in un contesto più complesso di amministrazione comunale, ampliando, in aggiunta, la mia rete di conoscenze sul territorio. Tutta questa esperienza mi ha fornito strumenti operativi concreti che custodisco nel mio zaino, certa che li saprò riusare in ogni futura occasione di vita e lavoro.
In conclusione, voglio porre i miei sentiti ringraziamenti agli operatori di Mosaico che mi hanno affiancato con cura e dedizione in questa esperienza e mi hanno aiutato, tramite i loro incontri di formazione e tutoraggio, ad orientarmi nel mondo del lavoro; e a tutte le persone del Comune di Albino con cui ho collaborato.
Laura Mazzucchi, Operatrice Volontaria di Leva Civica, in servizio per il Comune di Albino (BG) per il progetto: "Insieme si può: progetto di Leva Civica a supporto della Comunità"
- Elisa, attività con i minori a Romano di Lombardia (BG)
- Passaggio di testimone al Comune di Montorfano (CO)
- Il post di benvenuto della Cooperativa sociale «Il volo» alla operatrice volontaria di Leva civica
- Stando coi bambini ho imparato a sorridere, a crederci sempre, a “buttarsi” nelle relazioni ed a non aver paura di sbagliare