Da pochi mesi Simone, Giulia e Laura sono impegnati come operatori volontari nei progetti che si stanno attuando nella Cooperativa Ruah. Le loro attività sono diverse, e loro stessi hanno caratteri, sensibilità, modi di interagire differenti. Eppure, quando raccontano ciò che stanno vivendo è palese come siano simili nel provare empatia, coinvolgimento, e abbiano la stessa volontà – chiara e ferma – di lavorare, da adulti, in quegli ambiti che stanno vivendo oggi come operatori volontari.
Simone non si aspettava di essere “così toccato” da questa esperienza che considera anche “una riesplorazione del passato”, diventando quindi anche “come una sorta di apertura verso me stesso”. Il suo servizio è incentrato sull’accoglienza abitativa e l’integrazione dei migranti. Nonostante possa esserci la barriera linguistica, si trova bene con i ragazzi verso cui sente empatia, in particolare per chi “è lontano dalla famiglia, e magari deve anche mantenerla. O le storie di violenza nelle carceri”. E si spinge a ricordare uno degli ospiti a cui “hanno ucciso tutta la famiglia. Ora è solo”. Laureato alla magistrale in filosofia, dopo la triennale in lettere, vede in questa esperienza quello che “potrebbe essere il mio percorso per il futuro, devo però ancora capire in quale forma”. La volontà di fare Servizio civile in questo ambito gli ha permesso di scoprire “un contesto in cui, altrimenti, difficilmente avrei avuto modo di inserirmi”.
Anche Giulia ha rilevato che “questa esperienza è utile per vedere da vicino realtà di cui senti parlare, ma che se non ci sei dentro non riesci a vivere del tutto: le dinamiche, come stanno. Dal di fuori si ha una percezione alterata”. Mentre si appresta a concludere la triennale in lingue orientali, Giulia sta facendo un percorso con i richiedenti asilo e rifugiati: “Questo ambito mi ha sempre interessato molto, ma l’avevo visto solo dall’esterno. Ora so che lo rifarei”. E ha ben chiaro quale sarà il suo futuro: “Voglio restare nell’ambito della cooperazione internazionale e migranti”. Lei è impegnata in diverse sedi, in particolare a Casa Amadei e al Monastero. Non ha riscontrato difficoltà, anche se forse non è stato facilissimo all’inizio “l’idea di dover controllare le stanze dove vivevano solo uomini”. Ma “mi hanno riconosciuta come operatrice – ha aggiunto subito – e c’è rispetto reciproco”. Con le donne sente “maggiore empatia, hanno vissuto tante storie difficili. E facendo servizio diventiamo un po’ le loro confidenti”. Due di loro, poi, hanno appena partorito, e se c’è bisogno “diamo una mano, magari tenendo i piccoli mentre fanno la doccia”. Giulia ha poi chiesto di essere inserita, in affiancamento, nelle lezioni di italiano frequentate dagli ospiti della cooperativa, che le organizza. Un ulteriore modo per creare legami con i richiedenti asilo e i rifugiati.
Il desiderio e lo sforzo di creare una relazione con gli ospiti è fortemente sentito anche da Laura, che opera in un progetto dedicato alle donne che, spesso, hanno i bimbi al seguito. “Questo percorso mi sta spronando a espormi un po’ di più”, ha rilevato. E quelle che possono sembrare differenze culturali per lei “sono un arricchimento, tra queste donne molte parlando bene l’italiano, e una di loro è venuta da me per dirmi che mi vuole bene”. Studentessa di psicologia, nel suo futuro si vede come psicologa di comunità. E ritiene utile aver aderito a questo progetto “perché mi sta facendo fare delle esperienze che, altrimenti, non avrei potuto fare. Qui mi sento utile a qualcuno”. La sua sensibilità è palpabile, e questo è sicuramente una caratteristica di cui le ospiti e i loro bimbi hanno bisogno. Uno dei piccoli, ha raccontato Laura, “il primo giorno mi ha abbracciata appena sono arrivata, e questo mi ha colpito molto”. In generale, all’inizio i bambini “erano più timidi, ora invece mi cercano e subito mi chiedono: che attività facciamo oggi?”, dice sorridendo. E con lei, sorridono anche i “colleghi” Simone e Giulia.
Tutti sembrano ritrovarsi nelle parole dell’altro, uniti da emozioni comuni, mentre vivono un’esperienza che coinvolge profondamente anche a livello emotivo.
Simone Pensotti, Giulia Sturiale, Laura Crescini. Operatori volontari presso la Cooperativa Ruah